15 dicembre 2020


 Formazione delle gpg: la mancanza di dialogo genera autogol 

Al seminario formativo online del 10 Dicembre scorso sul tema “Evoluzione della vigilanza privata – dal DM 269/2010 alla sicurezza complementare e sussidiaria”, Anna Maria Domenici (Segretario Generale di UNIV – Unione Nazionale Imprese di Vigilanza Privata) ha illustrato lo stato dell'arte in materia di formazione obbligatoria delle guardie giurate.

La materia è a tutt'oggi orfana di uno specifico decreto e, nelle more di un processo di riforma che sembra non finire mai, impone all'Istituto di Vigilanza di curare la preparazione delle gpg con corsi di formazione teorico-pratici di almeno 48 ore e un aggiornamento professionale a cadenza annuale. Questo ovviamente al netto dell'addestramento all'uso delle armi regolato da norme ad hoc.
Le regole che si sono messe in campo, ha sottolineato il Segretario Domenici, hanno di fatto messo a sistema l'attività convegnistica e di pubblicazioni scientifiche portata avanti da anni da UNIV, aderente a Federsicurezza/Confcommercio.

Per il provvedimento ministeriale per la formazione delle Guardie Giurate in itinere, l'ipotesi è quella di prendere come riferimento le esperienze di formazione già disciplinate (in ambito aeroportuale, portuale, sui trasporti in concessione, antipirateria), visto che paradossalmente “è regolamentata la formazione specialistica, ma quella di base è ferma al saper leggere e scrivere. Benissimo dunque qualificare le guardie, purché non si traduca nell'ennesimo aggravio dei costi di gestione. Chiediamo a tal fine di attivare i fondi interprofessionali o i programmi di formazione finanziati dall'UE” - ha specificato la Dr.ssa Domenici.

Un altro tema sollevato da Anna Maria Domenici è la mancanza di dialogo con le istituzioni, che ha prodotto, anche in questo frangente, dei clamorosi autogol, per fortuna rientrati: “in alcune bozze si prevedeva che la guardia giurata dovesse essere stata volontaria nelle Forze Armate: un requisito che, oltre a ridurre di molto le candidature, farebbe venire meno la possibilità di assumere persone di fiducia. A fronte di una tale invasione di campo, il Ministero non riteneva invece di dover disciplinare i formatori, vanificando il senso stesso della riforma. E’ quindi evidente – ha concluso Domenici - che la formazione è un tema ancora completamente aperto. Per la complessità, portata e delicatezza dei temi da trattare, sarebbe forse da rinviare ad un momento più favorevole, vista l’estrema difficoltà che stiamo vivendo a causa della pandemia”.